New Review | TEVERTS "Thin Line Between Love & Hate"


Voto
01. Doom
02. Nebula 7
03. Thin Line Between Love & Hate
04. Last Moon, Pt.1
05. Kill Yourself
06. Scorn
07. Slowly
08. The Gravedigger
09. Last Moon, Pt.2
10. Goddess

Self Produced
2012
Website

TEVERTS - "Thin Line Between Love & Hate"

La scena italiana stoner doom si è mossa molto velocemente. In dieci anni è cresciuta in termini di scrittura e di qualità di registrazioni e il microcosmo campano, con TomBosley, Lost Moon e Teverts, sta dimostrando di avere una forte personalità ben riconoscibile. I Teverts, in particolare, hanno dispiegato notevoli energie per l'album "Thin Line Between Love & Hate", registrato presso gli Endorphoin Studios di Napoli, prodotto da Julian Ogerman e masterizzato da UE Nastasi agli Sterling Sounds di New York. La sottile linea che passa tra amore e odio è la lieve differenza che distanzia una natura heavy psych orientata verso il guitar sound, da una sensibilità post tardi Novanta: come dire i Tool che scrivono un album appena usciti da una lunga jam in compagnia dei Grateful Dead.
Le danze macabre si aprono con "Doom", didascalica quanto attinente al sound dell'intero concept, una lenta introduzione che cita i padri fondatori Black Sabbath, nella rielaborazione Cathedral. "Nebula 7" fa il paio con "Scorn": la lezione NWOBHM degli albori, Judas Priest e Diamond Head, velocità e grande feeling. Il nocciolo centrale che passa dalla title track a "Kill Yourself" si fa più progressive con riti devoti al culto Maynard James Keenan e tempi strutturati a modo del teorema di Fibonacci. È piacevole passare dal cuore alla mente, dal sentire al ragionare; all'ascolto è prendere a piene mani la dualità che sottende qualsiasi forma di vita. "Slowly" scivola su rallentamenti Candelmass e Phil, voce e chitarra, evoca processioni funeree al chiaro di luna capeggiate da becchini dal fascino metallico ("The Gravedigger"), stemperato nel finale arioso da grande opera che ritroviamo nella seconda parte di "Last Moon", con synth e sezioni archi da grandeur barocca. La conclusiva "Goddess", diretta e senza fronzoli, ricorda che si può andare molto lontano, ma si torna sempre al primo grande, vero amore.
Il linguaggio dei Teverts è il vostro linguaggio: la sottile linea che separa l'amore dall'odio è la sintesi perfetta della vostra mappa di ascolti.



Eugenio Di Giacomantonio

Commenti