New Review | THE LONE CROWS "The Lone Crows"


Voto
01. Lone Crow
02. Can't Go Home Again
03. Heard You Call
04. You Got Nothing
05. Moonshine
06. The Ghost
07. When I Move On
08. The Crawl
09. Runnin' Through My Head

World in Sound
2013
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THE LONE CROWS - "The Lone Crows"

Una bella botta adrenalinica è il primo disco omonimo dei The Lone Crows. Sembra di ascoltare una heavy psych band colorata nello sleazy listening nordeuropeo di Hellacopters, Turbonegro e Free Fall. Un approccio che si nutre di antico e moderno risultando fuori dal tempo. Il concept è quello di una jam band fine Sessanta: heavy, soul, funk e hard mescolato insieme in una pozione che ricorda quella bevuta da Santana, Cactus, Humble Pie e Led Zeppelin. Come dire, hard applicato alla voglia di divertirsi. La World in Sound è andata a scovare dall'altra parte del pianeta una band che soddisfacesse in pieno la voglia di ruspante rock'n'roll e sembra aver trovato quello che cercava in questi ragazzi del Minnesota. L'iniziale omonimo pezzo è la presentazione del combo: roccioso stoner rock che sembra uscito dritto dritto da "Daredevil" dei Fu Manchu. L'attimo dopo è subito una quieta declinazione blues che si accompagna alla seguente "Heard You Call", momento riflessivo che mette in luce il tocco melodico del chitarrista Julian Manzara.
La dolcezza può essere il momento giusto per far risaltare l'aggressività. Infatti il brano successivo, "You Get Nothing", si nutre delle stesse ambizioni del giovane Jimmy Page infatuato del delta blues fine 50. Da "The Ghost" in poi sembra di assistere a Woodstock: improvvisazione, partecipazione, ritmi lenti e caldi come sieri velenosi. Ed anche un finale da 12 battute piene piene di "Runnin' Through My Head" che riporta tutta a casa del blues elettrico alla Cream, Steppenwolf e Groundhogs: gente che ha stuprato la musica del diavolo con quintali di watt. C'è una serie di band che in un modo o nell'altro risultano classici e moderni allo stesso tempo, come The Muggs, Blues Pills e Radio Moscow. Finchè ci saranno loro, c'è speranza.



Eugenio Di Giacomantonio

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