New Review | PLANKTON WAT "Drifter's Temple"


Voto
01. Toward the Golden City
02. Changing Winds
03. Klamath at Dusk
04. Nightfall
05. Empire Mines
06. Hash Smuggler's Blues
07. Dance of Lumeria
08. Western Lament
09. Bread of Dreams
10. Siskiyou Caverns

Thrill Jockey
2013
Website

PLANKTON WAT - "Drifter's Temple"

Come una carovana berbera ai confini del Sahara si muove "Drifter's Temple", progetto in solitaria di Dewey Mahood – già con Eternal Tapestry, heavy psych band da Portland. Plankton Wat porta con sé carichi di preziose partiture melodiche e conosce le strade meno comode per raggiungere oasi ed evitare orde di predoni. Con passo lento e sicuro si muove tra miraggi e antichi riti magici. Il progetto è simile, per alcuni versi, ad un'altra pubblicazione targata Thrill Jockey, i Kandodo di Simon Prince degli Heads, anche se qui emerge un'idea più ragionata di composizione, meno legata all'improvvisazione e ai loop. Suonando chitarre a 6 e 12 corde, lap steel, basso, organo e synth è ovvio che Dewey sia dovuto ricorrere alle sovraincisioni, ma ogni pattern è arricchito con dettagli preziosi e mai banali. Il suo approccio alla musica è una ricerca spirituale. Un viaggio a colloquio con gli dei vicino allo stile degli OM di Al Cisneros.
Segue armonie orientaleggianti simili ai Liquid Sound Company più eterei ("Nightfall" e "Hash Smuggler's Blues"). E non dimentica di andare a trovare il folk psichedelico negli stessi luoghi in cui Ben Chasny ha saputo rinnovargli l'orizzonte ("Klamath at Dusk", "Empire Mines", "Dance of Lumeria"). Per orecchie poco inclini alla stratificazione e sedimentazione del mood, l'ascolto potrebbe apparire a tratti autoindulgente, ma gli appassionati di musica sperimentale e accorata troveranno di che gioire. D'altra parte la musica più visionaria ed affascinante passa sempre attraverso l'ostilità dell'ascolto. Ma questo è sempre un bene.
For psycho head on ecstasy!



Eugenio Di Giacomantonio

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