New Review | COMACOZER "Astra Planeta"

Voto 8
01. Saurian Dream
02. The Mind That Feeds the Eye
03. Navigating the Mandjet
04. Illumination Cloud
05. Hypnotized by Apophis

Headspin Records
2016
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COMACOZER - "Astra Planeta"

Ai ragazzi dei Comacozer da Sydney, Australia, piace rinchiudersi dentro la loro sala prove, fumare una quantità innominabile di bong e jammare fino allo sfinimento. "Astra Planeta" è il loro primo album lungo e segue di tre anni la prima demo autoprodotta, intitolato didascalicamente "Sessions". Si sono accasati presso Headspin Records, che in tema di Blow Your Mind la sa lunga con cavalli di razza quali Elder, Eternal Elysium, Siena Root, Sula Bassana e Sun Dial, ma i nostri – Rick alla chitarra, Andrew alla batteria, Rich al basso – non sfigurano affatto con la loro raffinata espressione artistica.

Inserito il dischetto di cinque pezzi nel lettore, l'aria è invasa da una coltre distorta e macilenta di watt, eppure... eppure il tono sembra pacificato, ieratico, quasi yogico. Sarà merito del ritmo, lento, a tratti lentissimo, ma tanta distorsione produce più serenità che altro. Una somma completa e miracolosa di Los Natas, Liquid Sound Company e Øresund Space Collective. "The Mind That Feeds the Eye" è esemplare nello snocciolare effluvi wah-wah al servizio di una trama delicata. Nel solco è la seguente "Navigating the Mandjet", che osa in direzione oriente riportando a casa sapori speziati.

Le ultime e massicce "Illumination Cloud" e "Hypnotised by Aphophis" chiudono l'album con minutaggi importanti di otto e undici minuti. La prima pare uscita dritta dritta dalla mano di John Perez inside the acid temple, tanto è perfetta la sovrapposizione tra le due band nel modo di gonfiare un pezzo dai ricami iniziali all'esplosione di space effect all'acido lisergico. Una goduria pazzesca. L'ultima rimane un po' congelata nello spazio che si auto disegna, facendo risultare eccessivo il minutaggio dadicato, ma poco importa: "Astra Planeta" risulta essere un eccellente album di modern psych for acid hammerheads.



Eugenio Di Giacomantonio

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